Gli impianti devono essere ancorati all’osso mascellare o mandibolare proprio come i denti naturali. Se il volume osseo del paziente è insufficiente è comunque possibile ricorrere all’implantologia grazie alle tecniche di incremento osseo, sempre previa accurata anamnesi sullo stato di salute e di ritardo diagnostico fondamentalmente per sottovalutazione del problema da parte del paziente.
Esistono diverse tecniche di rigenerazione ossea, finalizzata all’inserimento di impianti, in relazione alle necessità del singolo paziente.
- Rialzo del seno mascellare: si tratta di una procedura chirurgica utilizzata per aumentare l’altezza del seno mascellare, cioè di quella cavità ossea piena d’aria, generalmente situata nella parte alta delle radici di premolari e molari superiori. Tale metodo prevede il sollevamento della mucosa che riveste la cavità sinusale e l’innesto di un materiale sostitutivo, naturale o artificiale, che andrà a formare un nuovo tessuto osseo, con possibile eventuale inserimento contestuale degli impianti dentali.
- Rigenerazione ossea guidata: tale tecnica rigenerativa prevede l’uso di una membrana riassorbibile, come ad esempio una membrana di collagene, o non riassorbibile, come le griglie in titanio, allo scopo di non far migrare il tessuto gengivale all’interno della cavità dove, invece, dovrà essere inserito l’osso, che potrà essere del paziente stesso, di banca, di origine animale o sintetico. Anche in questo caso possono essere, a volte, contestualmente inseriti impianti.
- Preservazione dell’impianto all’interno del foro lasciato libero dal dente.
Una valutazione attenta deve essere dedicata ai pazienti osteoporotici. Per i pazienti in trattamento con farmaci anti osteoporosi può essere di grande utilità la collaborazione interdisciplinare tra odontoiatra e medico internista e/o endocrinologo e/o reumatologo, al fine di avere una gestione integrata del paziente, in modo da portarlo alla chirurgia implantare nelle migliori condizioni cliniche, di diminuire la percentuale di fallimento implantare, di evitare una possibile osteonecrosi.
In caso di osteoporosi: con il crescente invecchiamento della popolazione, l’odontoiatra intercetta sempre più spesso pazienti in età avanzata o senile, con un’altra prevalenza di patologie croniche e spesso in terapia polifarmacologica. Una particolare categoria di pazienti è rappresentata dai soggetti affetti da osteoporosi in trattamento con farmaci quali bifosfonati per i quali esistono evidenze della letteratura circa una possibile associazione causale tra terapia farmacologica ed insorgenza di osteonecrosi delle ossa mascellari, una forma di osteomielite legata ad una infezione di actinomiceti. Per i pazienti in trattamento con bifosfonati per bocca è indicata la sospensione del farmaco almeno due mesi prima dell’intervento di implantologia; per coloro che assumono il farmaco per via endovenosa la sospensione deve avvenire almeno un anno prima. Nessuna controindicazione all’intervento per coloro per coloro che assumono altri farmaci.
Un intervento poco invasivo: le riabilitazioni su un numero limitato di impianti sono state, oramai, sdoganate dalla letteratura internazionale. Nella pratica clinica quotidiana possono essere l’alternativa adatta a numerosi casi in cui le condizioni del paziente richiedano un approccio minimamente invasivo, abbinando il numero ridotto di impianti ad un inserimento flapless, senza lembo, quindi senza taglio e punti di sutura, e al carico immediato. Basti pensare a tutti quei pazienti, generalmente anziani, ai quali spessissimo si associa la carenza di osso, anche grave, alla situazione clinica generalmente molto critica.