Mock up, faccette, weener addiction, zirconia e disilicato di litio: stiamo raggiungendo la perfezione e l’apparecchio ortodontico non si vede più. Negli ultimi anni sono stati messi a punto dei software di elaborazione digitale, dotati di interfaccia grafica immediatamente leggibile, che permettono di valutare tramite una grande libertà d’azione del clinico e in collaborazione col paziente stesso il risultato ottenibile secondo criteri anatomici e clinici fondamentali: analisi del volto, studio del sorriso, con particolare attenzione alle labbra e ai tessuti gengivali, analisi dentale. Volendo fare una precisazione più accademica che clinica, anche per l’odontoiatria occorrerebbe distinguere la cosmesi dall’estetica; certo è che pulizia dei denti, sbiancamento dentale, rimozione di macchie di varia natura da una parte e faccette dentali, restauro per traumi ed eventi patologici, capsule, protesi e apparecchio ortodontico dall’altra sono, possono e devono essere tutti interventi che senza tralasciare l’aspetto funzionale dell’apparato masticatorio, concorrono al raggiungimento di un risultato soddisfacente per il paziente.
Letteralmente mock up significa modello dimostrativo, che in odontoiatria si traduce in una mascherina diagnostica, o overlay, in grado di previsualizzare le variazioni di forma e posizione dei denti come da attenta analisi fatta nel laboratorio odontotecnico su modelli analogici o digitali. I mock up in composito rappresentano un metodo con il quale valutare le aspettative estetiche del paziente permettendogli di visualizzare in anticipo il risultato finale. Il mock up non è solo uno strumento di diagnosi e di progettazione, ma essendo indossabile dal paziente stesso può essere considerato un vero e proprio strumento emozionale in grado di far emergere i reali desideri del soggetto, cosa fondamentale per la soddisfazione finale; tutto questo chiaramente prima che si intervenga sugli elementi dentali. L’intervento vero e proprio poi si traduce con l’opportuna preparazione, levigatura del dente o dei denti in modo da poter applicare o delle corone – oggi grazie ai nuovi materiali, quali zirconia e disilicato di litio metal-free, cioè prive di supporto metallico e quindi completamente bianche – o delle faccette, sottili lamine di ceramica o di resina composita, applicate sulla superficie esterna del dente. Un particolare tipo di faccette sono le cosiddette addiction che, grazie al fatto di essere ultrasottili, possono essere applicate senza che il dente venga abraso.
L’evoluzione delle terapie odontoiatriche ricostruttive passa attraverso l’utilizzo di nuovi materiali privi di metallo caratterizzati da un elevato livello di estetica e biocompatibilità: zirconia e disilicato di litio. La zirconia è caratterizzata da un livello di resistenza molto elevato, per questo è adatta alla realizzazione di ponti sia su denti naturali sia su impianti, senza bisogno di supporto metallico, e anche da una elevata biocompatibilità, grazie alla limitatissima adesione batterica alla sua superficie. il disilicato di litio è particolarmente adatto al restauro parziale o totale del dente singolo. Anch’esso caratterizzato da elevata biocompatibilità, è meno resistente della zirconia, ma ha valore statico superiore. Il principale vantaggio è la possibilità di creare un restauro che può essere incollato al dente: in questo modo si può creare o ricreare la forma e l’estetica in maniera conservativa evitando, in molti casi, di limare il dente.